Quando si parla di prodotti bioinduttori si parla di sostanze che non hanno un’attività diretta sul patogeno, ma che attivano i naturali meccanismi di difesa che tutte le piante possiedono.
L’uso degli induttori di resistenza al servizio della protezione delle colture è una strategia innovativa che attiva il naturale sistema di difesa delle piante e protegge le colture dalle malattie. Perciò lo studio dei meccanismi indotti dagli elicitori su colture di interesse agrario può consentire applicazioni concrete dell’induzione di resistenza nelle piante in programmi di protezione integrata sempre più sostenibili.
Induttori di resistenza, contributo alla difesa fitosanitaria
Gli induttori di resistenza sono elicitori o attivatori delle difese naturali delle piante che infatti sono capaci di proteggersi dall’azione di agenti fitopatogeni: tale capacità può essere di tipo passivo (resistenza passiva) o attivo (resistenza indotta o acquisita). Gli induttori di resistenza riescono quindi a conferire alle piante un più alto livello di resistenza, e quindi protezione, nei confronti di attacchi di patogeni o di altri fattori di stress biotico e abiotico. Perciò, nell’attuale ricerca di una protezione fitosanitaria integrata, sempre più sostenibile, gli induttori di resistenza possono fornire un valido contributo come alternativa ai mezzi tecnici tradizionali.
Essi possono essere di varia natura: microrganismi non patogeni che colonizzano la superficie delle radici e delle piante, microrganismi usati come antagonisti microbici, cioè agenti di biocontrollo, diverse sostanze chimiche, sia di sintesi sia naturali come estratti di piante, derivati di alghe, derivati microbici, ecc.
Hanno però alcune caratteristiche comuni tra i quali il meccanismo d’azione che li distingue dai mezzi chimici tradizionali: non inducono un’azione diretta nei confronti degli agenti patogeni di una malattia, ma assicurano una protezione dovuta all’attivazione nelle piante di risposte naturali di difesa.
Inoltre sono in grado di agire anche in assenza dell’agente patogeno. Poi hanno un impatto su salute e ambiente sicuramente inferiore a quello dei mezzi tradizionali; questo rappresenta un vantaggio notevole. Infine tutti gli induttori di resistenza o gran parte di essi possono indurre una resistenza di ampio spettro, cioè non specifica verso un solo patogeno, ma efficace verso batteri, virus, funghi e altro estesa su colture anche molto diverse fra loro e prolungata nel tempo.
Come massimizzarne l’efficacia
Prima di utilizzare gli induttori di resistenza, bisogna ricordare che i trattamenti sono preventivi e che l’induzione di resistenza è ad ampio spettro con durata variabile: l’efficacia non sempre è completa. Pertanto per massimizzare la loro efficacia è necessario: utilizzare corrette pratiche agronomiche, “caricare” la pianta per attivare i meccanismi naturali di autodifesa, bagnare bene, eseguendo l’intervento su tutte le file, associarli a un prodotto chimico nelle fasi più critiche della stagione, per interventi di chiusura eseguire almeno un paio di trattamenti in associazione a un prodotto chimico.