La soia è uno dei legumi più coltivati al mondo. Ma quali sono i metodi migliori per ottenere una resa eccellente e mantenere il suolo sempre fertile? Oggi parliamo proprio di questo. Ecco quindi che nel seguente articolo ti spiegheremo come coltivare la soia.
Origini
Prima di conoscere tutti i segreti su come coltivare la soia, vediamo la storia di questa pianta. È originaria dell’Asia orientale dove viene coltivata tutt’oggi per scopi alimentari. Allo stato spontaneo esiste una specie affine, Glycine soja, cioè la soia selvatica. La soia è una pianta annuale, a crescita da prostrata (con altezza massima di 20 cm) ad eretta (altezza massima di 2 m).
È tipica la peluria brunastra che ricopre molte parti della pianta (legume, fusti, foglie). Le foglie sono trifogliate, con singole foglioline piuttosto grandi (lunghe 6–15 cm e larghe 2–7 cm). I frutti sono legumi corti (3–8 cm) e contengono pochi semi (di solito da 2 a 4) di diametro 5–11 mm. La soia è ritenuta una coltura miglioratrice del suolo, come il fagiolo, il favino, la fava, ecc. In Europa la soia arrivò inizialmente come oggetto di studio e solo nel 1800 se ne iniziò la coltivazione. In America la sua coltivazione è iniziata in modo significativo solo ai primi del Novecento. Oggi la soia è coltivata in tutto il mondo. I primi cinque produttori sono, nell’ordine, Stati Uniti, Brasile, Argentina, Cina e India. Nonostante questo, la produzione di soia nei paesi extra-asiatici è destinata in gran parte all’alimentazione degli animali e all’esportazione.
Esigenze ambientali
Come abbiamo detto, la soia è una pianta originaria dell’Asia orientale. La soia può essere coltivata in tutti i climi temperati e subtropicali. I risultati migliori si ottengono dove l’estate è calda, ma non troppo, con temperature medie comprese tra i 20 °C e i 30 °C.
Temperature medie tra 30 °C e 40 °C sono comunque ben tollerate. La soia è una pianta brevidiurna, ossia per fiorire ha bisogno di notti piuttosto lunghe. Presenta comunque dei comportamenti diversi nei confronti della luce a seconda delle varietà coltivate, tanto che molte di esse, precoci, sono fotoindifferenti. Per quanto riguarda l’acqua, la soia (che consuma la metà dell’acqua rispetto al mais) non può essere fatta senza irrigazione se non dove in estate la piovosità è abbondante e regolare. Per il terreno la soia non ha particolari esigenze: sono sconsigliabili i terreni troppo umidi e quelli troppo sciolti. Per quanto riguarda il pH predilige terreni con pH 6,5. È in grado di tollerare, senza apparenti riduzioni produttive, una moderata salinità.
Coltivazione
Bisogna innanzitutto effettuare una lavorazione profonda, ossia un’aratura di circa 40-45 cm, meglio se fatta con il sistema a due strati: scarificatura profonda e aratura leggera. Dopo di questa, bisogna eseguire una buona erpicatura e possibilmente una estirpatura per eliminare le erbacce. Il letto di semina deve essere perfettamente livellato (con una rullatura) e amminutato. Il seme, grazie alle sue grandi dimensioni, non ha bisogno di zolle molto fine ma di essere posto ad una profondità di circa 5-10 cm. Nell’avvicendamento, come già detto la soia ha il ruolo di pianta miglioratrice della fertilità del suolo. È una tipica pianta da rinnovo a ciclo primaverile-estivo.
Negli ordinamenti colturali irrigui, la soia serve a interrompere la coltura ripetuta del mais. Con le varietà precocissime, la soia si presta anche ad essere prodotta in coltura intercalare, dopo colture che liberano presto il terreno (pisello da industria, orzo da insilamento, ecc.), con semina entro metà giugno.
Semina
La semina viene fatta a righe distanti 40-45 cm con una quantità di seme atta a produrre 30-35 piante a metro quadrato alla raccolta per le varietà tardive e di circa 40 piante a metro quadrato per quelle in secondo raccolto. La soia è praticamente autosufficiente per l’azoto. La concimazione quindi deve essere basata sul fosforo (80-100 kg/ha) e potassio nel caso di terreni carenti. La concimazione azotata può essere limitata a 20-30 kg/ha di azoto alla semina.
La lotta alle erbe infestanti si fa in genere con il diserbo chimico. Nel caso di agricoltura biologica si ricorre ad una lotta meccanica con apposite lavorazioni. Se il terreno è compatto, si può ricorrere ad una sarchiatura in modo da arieggiare il terreno per fare sì che i batteri aerobi possano fissare l’azoto.