Quando si parla di fertilizzazione si intende un processo atto non solo a massimizzare la produzione, ma capace di influenzare anche la qualità delle colture esaltandola o mortificandola, con ripercussioni spesso importanti sul prezzo dei prodotti e sulle loro caratteristiche nutrizionali e sanitarie.
La fertilizzazione può determinare effetti sensibili sulle componenti di qualità che sono direttamente apprezzabili dall’agricoltore o dal consumatore, come la dimensione dei frutti, la loro omogeneità o il colore. Queste caratteristiche, sono importanti per quasi tutte le specie coltivate, dal frumento all’orzo, dalla frutta alle colture orticole, e possono essere ricercate puntando su elementi fertilizzanti diversi a seconda delle diverse colture: nei cereali prevale l’interesse per gli apporti azotati, nelle colture frutticole invece spesso il potassio che svolge un ruolo evidente. L’equilibrio tra i diversi elementi nutritivi è però sempre fondamentale.
Nelle colture destinate ad essere commercializzate come prodotto fresco, la qualità è spesso legata alla conservabilità. Quando la fertilizzazione aiuta a garantire questo aspetto qualitativo, si esaltano le possibilità offerte all’imprenditore agricolo di valorizzare il prodotto e di costruire filiere più sicure.
Tra i tantissimi esempi, si pensi al contenuto in proteine del frumento, alle loro caratteristiche reologiche, all’accumulo in zuccheri di specie come la barbabietola o la vite, il controllo dell’amido della patata, e molti altri. La fertilizzazione è quindi una leva che può essere spinta in entrambe le direzioni, per aumentare il contenuto proteico di un grano duro e migliorarne la trasformazione in pasta di qualità, o per ridurlo nel caso di un orzo da malteria, per garantire la qualità della birra ottenuta dal malto.
Il consumatore oggi non solo da importanza alla qualità organolettica, ma anche verso la qualità nutrizionale. La sfida per la fertilizzazione è centrale per entrambi gli aspetti. La qualità nutrizionale dipende soprattutto dalla genetica della specie coltivata, ma si hanno casi di effetti rilevanti legati proprio alla fertilizzazione.
La qualità organolettica dei prodotti trasformati è spesso controllabile nel processo di trasformazione che non solo ne modifica le caratteristiche, ma riesce ad uniformare il prodotto. In questo caso quindi il ruolo della concimazione è minore. Invece la qualità organolettica dei prodotti freschi quali frutti e ortaggi è direttamente controllata dall’agrotecnica messa in atto. Infine per esaltare la qualità delle produzioni, l’ultimo aspetto di grande rilevanza oggi è relativo all’immagine del prodotto percepita dal consumatore.
L’agricoltura vive quotidianamente la sfida di dimostrare che adotta sistemi di coltivazioni estremamente sani, rispettosi dell’ambiente e che utilizzano il più possibile mezzi tecnici “naturali”. L’origine dei fertilizzanti impiegati diventa quindi fondamentale.
In definitiva si può dire che la fertilizzazione è uno degli strumenti più importanti a disposizione dell’azienda agraria per controllare la qualità globale delle produzioni, intesa come somma di tutte le componenti qui ricordate, nello sforzo di internalizzare parte del controllo di filiera e il relativo valore aggiunto.